Betta macrostoma
Il Betta Macrostoma è in assoluto uno dei pesci più desiderato tra gli allevatori di pesci selvatici. Non è sicuramente adatto a neofiti, sia per le attenzioni che bisogna dedicare a questa specie, sia per la sua rarità e in ultimo per il costo elevato per acquistarne degli esemplari. Da parte mia ritengo quest’ultimo, un ottimo deterrente che allontana i neofiti dall’acquisto incauto di questo spettacolo vivente. Nel Borneo luogo dove questo Betta trova il suo habitat natura è definito “il bello del Brunei”.
LA STORIA
Il mondo acquariofilo scopre questo imponente pesce grazie ancora una volta a Reagan che ne fa una prima descrizione scientifica nel 1910, quando cattura un esemplare di circa 8 cm in un habitat imprecisato del Brunei.
Dopo questa prima descrizione il Betta macrostoma sembra scomparire dalla scena. Si susseguono in ambito scientifico hobbistico alcuni testi che riprendono la descrizione di Reagan, ma non viene più osservato in natura fino al 1980.
E’ il 1980 quando, Eden un appassionato acquariofilo, si imbatte in questo splendido pesce e lo identifica chiaramente con il Betta macrostoma di Reagan.
A lui ne dobbiamo quindi una descrizione più dettagliata fino alla sua classificazione tra gli incubatori orali.
Da qui a pochi anni i primi esemplari arrivano in America (1981) e successivamente in Europa (1984).
IL SUO HABITAT
Il suo areale è stato individuato in pozze, a confine tra la Malesia e il Brumei. Vive lungo la dorsale montuosa a Est del fiume che da Marudia arriva fino a sfociare in mare lungo il confine. Questa catena montuosa si eleva fino a 300 metri sul livello del mare. Quest’area è soggetta a forti precipitazioni che si filtrano nell’arenaria che costituisce questa catena montuosa, raccogliendosi in piccoli bacini, di varie dimensioni profonde da 50 cm fino a 2 metri, dove si sviluppa una fitta rete di acquatrini e vive indisturbato da secoli il Betta macrostoma.

Secondo un altro appassionato Schultz, esemplari di Betta macrostoma sono stati individuati nel versante Malese nell’area del parco Nazionale di Gulung Mulu.

Vive in acque lente e tenere, povere di vegetazione in immersione, mentre risulta abbondante sui margini dove si trovano anche delle orchidee. È stata rilevata una conducibilità molto bassa 50 μS / cm ed un ph che oscilla tra 3/6, a temperatura media di 26°C.
Inquilini di queste acque risultano essere il Channa gachua le rasbora tubbi e numerosi gamberi del genere Macrobrachium, probabilmente queste sono le fonti maggiori di proteine per questo imponente pesce.
DESCRIZIONE
Il Betta macrostoma ha forma tipica degli unimaculata, gruppo in cui viene classificato. Quindi snello ed allungato, testa grande e larga; bocca imponente è carnosa e rivolta verso l’alto, gli occhi piccoli.

La pinna dorsale, le pettorali e la coda sono arrotondate, ed hanno una tipica forma a ventaglio; invece la pinna anale è stretta e lunga, e si estende per gran parte del ventre. La livrea del maschio ha una colorazione di base rosso intenso, sulla fronte presenta una sfumatura verdastra,
inoltre nella testa ci sono delle sfumature nere.
Le pinne sono rossicce con orlature nere e poi bianche, nella coda sono presenti anche due bande gialle verticali che si alternano con le bande nere, mentre la dorsale presenta all’interno una macchia nera. La livrea della femmina è decisamente meno appariscente, essa presenta una colorazione marroncino con sfumature rossicce. Come dimensioni, il macrostoma può raggiungere i 12,5 cm secondo le ultime aggiornate rilevazioni, Reagan aveva stimato la sua dimensione media, sbagliando in circa 8 cm.
Sembra , da quanto sostengono appassionati ricercatori, che esista una qualche differenza di livrea anche tra i vari ceppi di popolazione, più o meno significativi. Ad esempio, Kühne (2017) mostra come solo gli esemplari dal Brunei presentano punti distinti sulla pinna dorsale.
ALLEVAMENTO
Quanto sopra descritto, ci permette di dare un profilo alla vasca di allevamento del Betta macrostoma.
Particolarmente importanti risulteranno acqua molto tenere, con cambi anche settimanali di almeno il 30%. Questo è importantissimo a motivo di una forte tendenza a sviluppare infezioni da parte di questi pesci.
Le dimensioni devono essere idonee ad ospitare il gigante dei Betta. Quindi una vasca di circa 1 metro sarà sufficiente per ospitare una coppia di questi esemplari.

Non risultano aggressivi verso la prole, anche se uno degli insuccessi maggiori in riproduzione pare essere il fatto che il maschio decide di mangiare i piccoli senza motivi apparenti.
Le vasche possono essere arredate in maniera molto spartana, con vegetazione solo marginale, adatte sono le cryptocorine.
Il fondo può essere allestito con una sabbia fine, del manado o meglio ancora, senza fondo. tappezzato magari solo da foglie di mandorlo indiano. Importanti sono dei nascondigli tra radici e tane di varia natura.
Alimentazione accettano ovviamente tubifex surgelati, ma si può nutrire anche con microworms e alimenti vivi.
RIPRODUZIONE
Non è semplicissima, un aiuto può essere dato individuando una coppia affiatata. L’accoppiamento è bi-parentale. Il maschio cova in bocca per circa 3 settimane le uova . Quando non le contiene più in bocca e le sputa a questo punto la femmina le raccoglie e continua la cova per circa altre 2 settimane.

I piccoli si nutrono di naupli e anguillole, crescono molto lentamente. Esperienze significative e dirette di allevamento si hanno grazie ai vari allevatori Linke,Griffi, Vierke e schulz.
OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Allevare il Betta Macrostoma può essere un esperienza senza pari. Tuttavia vogliamo ricordare che i soggetti che spesso arrivano in Europa provengono da catture illegali. La specie è protetta e dal 1996, il macrostoma Betta è elencato come vulnerabile (D2) nella Lista Rossa IUCN delle specie minacciate. Il suo habitat è minacciato sia dalla caccia di frodo e sia della crescita di piantagioni che dal taglio di legname della foresta.

Questo ci obbliga ad un consapevole senso di responsabilità. Se si decide di tentare la riproduzione, (che è spesso fallita anche in mano ad esperti e qualificati allevatori di fama) cercate di assicurarvi che i soggetti acquistati provengano da un qualche allevamento che possa certificarne e documentarne la provenienza. Non lanciatevi in un allevamento di questa specie, presuntuosamente e senza la dovuta esperienza ed attrezzatura disponibile. Essere acquariofili è una grande responsabilità. Bisogna sviluppare a tutti i costi un approccio nuovo che rispetti profondamente questi meravigliosi esseri che fanno parte di un patrimonio che appartiene a tutta l’umanità.