Il Betta fluorescente
Avete mai sentito parlare di Betta fluorescente? beh oggi ne parleremo in questo articolo perché, ebbene si, anche a questo nella sua lunga storia deve oggi affrontare il Betta splendens.
Storia della transgenesi dei pesci
Facciamo insieme una breve crono storia della transgenesi sugli animali fino al Betta fluorescente. Questa nasce negli anni 70, quando Rudolf Jaenish, con una micropipetta iniettò dei frammenti di DNA di SV40 nella cavità celomatica di un embrione di topo, dimostrando per la prima volta che si potevano ottenere dei mammiferi mutanti.
La strada era appena stata tracciata, perché prima che queste mutazioni potessero essere trasmesse alla prole ci sono voluti altri 10 anni circa. Nel 1980 infatti, un nuovo gruppo di scienziati capeggiati da J.W. Gordon e da F.H. Ruddle, misero a punto un nuovo esperimento. Microiniettando del DNA ricombinante all’interno dello zigote, dimostrando in seguito la trasmissione del transgene alla progenie. Gli animali ottenuti, sono stati per la prima volta denominati transgeni.
Questa tecnica è stata applicata in acquacultura già negli anni ottanta, cercando di ottenere dei pesci ad uso alimentare resistenti al freddo e alle malattie e più grandi.

Mentre i primi pesci ornamentali transgenici con una proteina fluorescente sono arrivati nel 1995.
La transgenesi nel Betta Fluorescente
Da qui si è arrivati ai pesci ornamentali nel 2003, ad opera appunto del marchio Glofish®. Ci sono voluti circa 5 anni di lavoro per arrivare a febbraio 2020 quando l’azienda statunitense Spectrum Brands, inc. ha lanciato su mercato il primo Betta transgenico registrato con il nome di Glofish nella versione di colore Eletric Green.
E non solo, sembra ci siano in fase di sviluppo nuovi colori come Galactic Viola ® , Starfire rosso ® , Sunburst Orange ® , Moonrise Rosa ® , o Cosmic Blu ®.

La caratteristica di questo Betta, figlio dell’ingegneria genetica, è la sua luminescenza, un po’ come i giubbetti fluorescenti e catarifrangenti che la notte si illuminano. Così il nostro piccolo predatore da salotto, si aggirerà con la luce accesa nelle nostre vasche a caccia di prede, beh meno male che ha imparato a mangiare cibo secco! Altrimenti addio mimetismo di caccia.
Caratteristiche del Betta Glofish
Sembra che il mercato americano abbia risposto bene a questo “prodotto”, possiamo aspettarci ulteriori sviluppi ed uno sbarco in Europa, credo ormai imminente.
Le aspettative di vita di questo Betta fluorescente mutante, sembra in linea con i soggetti non transgenici, mantenendone caratteristiche, abitudini e necessità praticamente immutate.
Chi alleva Betta ed è forse attratto da questi colori, forse si sta chiedendo se si riproduce e se trasmette il suo colore caratteristico alla prole. La risposta è si, come abbiano detto gli organismi transgenici trasmettono le proprie caratteristiche alla progenie.
Riproduzione vietata
Ma dimenticatevi di riprodurli, perché questo pesce è per ora protetto da un brevetto internazionale che ne vieta la riproduzione la vendita o il baratto. La riproduzione ad oggi è esclusiva di due stazioni di riproduzione in Florida, che allevano e riproducono per conto della azienda statunitense proprietaria del marchio Glofish.

IBC l’organismo internazionale che si occupati della conservazione del Betta splendens e della sua selezione, si è interrogata intorno alla possibilità che questo pesce potesse partecipare ai suoi show.
Questo pesce è stato deciso potrà partecipare solo a quelle mostre dove è possibile esporre Betta splendens acquistati, ma non di propria riproduzione, (per ovvie ragioni, visto che nessuno può legalmente riprodurlo senza incorrere in una causa milionaria). Inoltre non sarà possibile venderlo alle aste IBC.
Considerazioni personali su transgenesi e acquarifilia
In conclusione voglio esprimere una mia riflessione, sinceramente non sono molto favorevole all’ingegneria genetica a scopo ludico. Questo è un potente strumento oggi in mano all’umanità, questo è evidente. Ma utilizzare questo strumento a scopo ludico e commerciale non lo trovo personalmente etico.
E’ anche vero che il Betta nei secoli è stato allevato in cattività, è stato modificato geneticamente tramite la selezione dei geni, tramite incroci e reincroci per ottenere, fissare e selezionare, caratteristiche fisiche di forma e colore in questo pesce.
E’ vero che stiamo parlando di un pesce, che per quanto sia stato accertato attraverso studi, che sia dotato di una primitiva forma di coscienza di se, possa soffrire, sentire dolore, possa riconoscere il suo allevatore. Resta pur sempre un pesce.
E qui dovremmo lanciarci in argomentazioni filosofiche sul diritto dell’uomo di decidere nel bene o nel male della vita, della libertà, di ogni essere vivente. Sul suo reale diritto di trattare tutti gli esseri viventi come oggetti, reclamandone un diritto, marchiarli come un qualsiasi oggetto da supermercato.
Il diritto degli uomini
E’ innegabile che l’uomo si senta dio in terra. Personalmente riconosco agli uomini il diritto di amministrare la terrà, lo ritengo però un custode non un dio. Penso che siamo andati ben oltre il nostro diritto, la sesta estinzione di massa appena iniziata di questo pianeta è opera nostra.
Mentre puntiamo a diventare la prima forma di vita inter-platenaria nell’universo conosciuto, non sappiamo se in realtà resteremo ancora a lungo la specie dominante su questo pianeta.
Un Hobby dal forte impatto ambientale
Penso che decidere chi siamo è cosa vogliamo essere, passa anche per le scelte che facciamo nel nostro piccolo ogni giorno. Anche in un hobby come l’acquariofilia, il quale, lo riconosciamo o no, ha un impatto ambientale da non sottovalutare. Per questo dovremmo invertire, a mio parere, la rotta anche in questo hobby.
Aumentare le specie riprodotte in cattività, e ridurre le catture, ridurre gli incroci. Pensare, forse, di conservare solo alcuni degli incroci che hanno fatto la storia di questo hobby, come il discus, i pesci rossi, il Betta, può avere una valenza ed un senso, (ma robabilmente in questo sono mosso un po’ dalle mie passioni).
Ma per il resto dovremmo puntare a mantenere ogni pesce nella sua forma originale. Selezionandolo in purezza, dandogli un ambiente idoneo a non soffocare le loro caratteristiche etologiche, in ambienti ristretti e non idonei. Pertanto dovremmo lasciare l’ingegneria genetica e le sue manipolazioni ad ambiti molto più importanti e vitali per l’umanità e dare più spazio alla natura.